Le premesse del dissenso
Alcuni criticarono il consenso sociale che si costruì rapidamente attorno al ruolo svolto dall’HIV. Ma tanto il livello sociale, quanto quello politico necessitava di certezze per poter affrontare l’epidemia che continuava a dilagare.
Allo stesso modo medici come Joseph Sonnabend, tra i primi a sostenere le campagne per la diffusione del preservativo, continuavano a sostenere l’ipotesi che la causa dell’AIDS fosse dovuta a più concause che portavano ad un “sovraccarico immunitario”: in questa fase dove ancora molti dubbi restavano aperti le diverse posizioni dibattevano non solo nelle riviste scientifiche ma anche nelle riviste della comunità gay, attore sociale importante nel processo di costruzione del consenso in corso.
L’epidemia di AIDS alle prese coi negazionisti
Ed è proprio in questo momento in cui sembrano consolidarsi i saperi scientifici e il consenso sociale che si apre la fronda dei dissidenti.
“Come si riapre una controversia che sembrava chiusa? Che tipo di tattica permette a qualcuno di interrompere il passaggio di conoscenza dall’ipotesi a fatto di senso comune?” (Steven Epstein, sociologo)
Le supposizioni di Peter Duesberg
In quegli anni, come racconta Cristiana Pulcinelli in “AIDS.
“La grande maggioranza delle persone contagiate, in assenza di terapia, progrediva verso stadi sempre più avanzati di immunosoppressione e prima o poi si ammalava di AIDS.”
Duesberg veniva invitato in televisione, trovava spazio sui quotidiani nazionali e assunse il ruolo di voce dissidente sul tema AIDS. Ma Duesberg, per quanto venisse presentato come tale, non era un esperto di AIDS, non era il suo campo di ricerca.
Gli aspetti non facili del carattere di Gallo, i suoi precedenti con Montagnier, resero comunque gioco facile nella costruzione della figura di un antagonista buono.
Per provare a marginalizzare la figura di Duesberg, nel 1988 Scienze ospitò due articoli: “Perché l’HIV non causa l’AIDS” a firma di Duesberg e “L’HIV causa l’AIDS” scritto da Gallo e dai suoi collaboratori. Questo non fu sufficiente a fermare Duesberg che proseguì nel proporre cure e ipotesi alternative.
A questo si aggiungeva, come abbiamo visto, il dibattito tra scienziati che non sempre concordavano tra loro sugli esiti delle loro ricerche, dibattito che diventava linfa per Duesberg.
“The AIDS Catch”: quando il negazionismo approda in televisione
In questo documentario, oggi visibile su YouTube e condiviso dai sostenitori, che ancora esistono, delle teorie di Duesberg, il legame tra HIV e AIDS viene mostrato come qualcosa di pericoloso, costruito ad arte per spaventare le persone e cambiare le abitudini sessuali dei giovani (ricordiamo che gli anni ’70 avevano avviato una sorta di rivoluzione in questo campo). Il virus non si era sviluppato, si dice nel documentario, facendo intervenire epidemiologi inglesi con il tasso di crescita previsto, anzi.
“La grande lezione della storia è che la conoscenza si sviluppa attraverso il conflitto di punti di vista, che se si ha semplicemente una visione consensuale se ne viene offuscati, non si vedono i problemi di quel consenso; rompere quell’iceberg e permettere alla conoscenza di svilupparsi dipende dai critici. Questo è, infatti, uno dei fondamenti della teoria democratica; è uno dei motivi fondamentali per cui crediamo nelle nozioni di libertà di parola; ed è una delle grandi forze in termini di sviluppo intellettuale.”
Anche in Italia…
Alle critiche sollevate da Duesberg risposero in maniera definitiva le scoperte scientifiche del 1992 condotte, tra gli altri, da Anthony Fauci.
Questo non bastò a frenare la visibilità mediatica alle teorie dissidenti sull’epidemia di AIDS.
Basti pensare che anche in Italia, quando ormai l’OMS contava oltre 15 milioni di persone infette dall’HIV nel mondo e ogni 1° dicembre le strade delle città italiane si riempivano di studenti in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS, il Corriere della Sera pubblicava un’ampia recensione, priva di una seria valutazione scientifica, della traduzione italiana di “The inventing Virus” scritto nel 1996 da Peter Duesberg e pubblicato in Italia nel 1998 – quando i riflettori erano ancora puntati sul Metodo Di Bella – da Baldini & Castoldi.
In quel periodo (ma non solo) non mancavano personaggi pubblici che ammiccavano a Duesberg: tra tutti ricordiamo Jacopo Fo, figlio di Dario Fo, e Beppe Grillo. A riprova di come per tutti gli anni 2000 ancora trovassero visibilità le ipotesi negazioniste, segnaliamo un articolo pubblicato nel 2009 su MedBunker, il blog di Salvo Di Grazia, volto a smentire le numerose falsità diffuse sul tema: “HIV: un mistero che non esiste”.
Ma come si può verificare consultando il catalogo Amazon, in Italia si pubblicano e vendono ancor oggi libri che portano avanti le ipotesi di Duesberg.
A proposito del libro scritto da Duesberg è interessante notare come si faccia forte dei dubbi sul rapporto HIV/AIDS di un altro premio Nobel per la chimica, Kary Mullis, le cui ricerche non riguardavano l’AIDS. Nel 2019, quando morì, i giornali lo definirono un Nobel “non convenzionale”. Mullis era appassionato di astrologia, raccontava di aver sperimentato l’LSD e non riconosceva il ruolo dell’uomo nei cambiamenti climatici.
Negazionismi di ieri e di oggi: schemi che sopravvivono nel tempo
Tra le varie ipotesi negazioniste proposte per il virus dell’HIV ci sono molte storie recentemente riciclate anche per negare l’epidemia di COVID-19. Ve ne proponiamo alcune, ma è probabile ve ne siano anche altre.
Il virus è stato sviluppato in un laboratorio: FALSO
Ieri: Negli anni ’80 iniziò a circolare l’idea che il virus dell’HIV fosse stato creato in laboratorio per invadere i paesi poveri di farmaci costosi. A diffondere questa falsa idea fu il biologo Jackob Segal. Si scoprì in seguito che Segal era un agente del KGB e il suo scopo era intimorire la popolazione abbassandone il livello di fiducia.
Il virus non è mai stato isolato: FALSO
Ieri: Tra i negazionisti dell’HIV c’è chi afferma che il virus non sia mai stato isolato. Come abbiamo visto non c’è niente di più falso.
Oggi: Nonostante il virus del COVID-19 sia stato isolato da vari laboratori in tutto il mondo, continuano a circolare messaggi volti a negarlo. Tra i portavoce di questa ipotesi in Italia troviamo nomi e cognomi che fanno riferimento ai movimenti antivaccinisti. Queste teorie sono state oggetto di varie campagne di fact-checking che ne dimostrano l’inconsistenza.
Non si muore per il virus: FALSO
Ieri: Duesberg nel documentario di cui sopra afferma che l’AIDS è una collezione di 25 malattie comuni, note da secoli.
Durban e la XIII Conferenza Internazionale sull’AIDS
Per quanto oggi vengano considerati minoritari i consensi di cui godevano le teorie alternative di Duesberg (a cui non riuscì mai a dare una conferma scientifica), occorre ricordare che nel 2000, in occasione della XIII Conferenza Internazionale sull’AIDS che si tenne a Durban, in Sudafrica, 5.000 medici sottoscrissero un documento per riaffermare che l’AIDS era provocato dall’HIV.
Godevano del sostegno, tra gli altri, proprio dall’allora presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki.
Tra il 2000 e il 2005 in Sudafrica sono morte di AIDS 350.000 persone, private, anche sulla base di convinzioni senza fondamenti scientifici, di farmaci.
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